Paradisal Journeys (Paul van Gulick)

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  • (Posted 2009-03-28)  CPDL #19095:   
Editor: Paul van Gulick (submitted 2009-03-24).   Score information: A4, 103 pages, 4.8 MB   Copyright: CPDL
Edition notes: Complete work (large file). Italian cantos and English translation included.

General Information

Title: Paradisal Journeys
Composer: Paul van Gulick
Lyricists: Dante Alighieri and Annemarie Estor

Number of voices: 8vv   Voicing: SSAATTBB, with Soprano solo
Genre: SacredSacred song

Language: Italian
Instruments: A cappella

First published: 2003
Description: Twenty-one songs with varying voicings from TTB to SSAATTBB. Selected cantos from Divina Comedia by Dante with poems by Annemarie Estor. Duration 55 minutes.

External websites:

Original text and translations

Italian.png Italian text

Canto I (Brigitte)
La gloria di colui che tutto move
per l'universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove.

Canto I (Vincent)
Molto è licito là, che qui non lece
a le nostre virtù, mercé del loco
fatto per proprio de l'umana spece.
Trasumanar significar per verba
non si poria; però l'essemplo basti
a cui esperienza grazia serba.

Canto XIII (Sally)
poi ch'è tanto di là da nostra usanza,
quanto di là dal mover de la Chiana
si move il ciel che tutti li altri avanza.
For it’s as far from our experience
As the motion of the highest swiftest heaven
Outspeeds the sluggish flow of the Chiana.
Lì si cantò non Bacco, non Peana,
ma tre persone in divina natura,
e in una persona essa e l'umana.

Canto X (Gerda)
così vid'io la gloriosa rota
muoversi e render voce a voce in tempra
e in dolcezza ch'esser non pò nota
se non colà dove gioir s'insempra.

Canto XXX (Cees)
luce intellettual, piena d'amore;
amor di vero ben, pien di letizia;
letizia che trascende ogne dolzore.

Canto X (Tatiana Korotkova)
Quant'esser convenia da sé lucente
quel ch'era dentro al sol dov'io entra'mi,
non per color, ma per lume parvente!

Canto XIII
Però se 'l caldo amor la chiara vista
de la prima virtù dispone e segna,
tutta la perfezion quivi s'acquista.

Canto XXVIII (Meile)
Maggior bontà vuol far maggior salute;
maggior salute maggior corpo cape,
s'elli ha le parti igualmente compiute.
Dunque costui che tutto quanto rape
l'altro universo seco, corrisponde
al cerchio che più ama e che più sape:

Canto VII (Anne)
La divina bontà, che da sé sperne
ogne livore, ardendo in sé, sfavilla
sì che dispiega le bellezze etterne.
Ciò che da lei sanza mezzo distilla
non ha poi fine, perché non si move
la sua imprenta quand'ella sigilla.

Canto XXXIII (Frank)
A quella luce cotal si diventa,
che volgersi da lei per altro aspetto
è impossibil che mai si consenta;
però che 'l ben, ch'è del volere obietto,
tutto s'accoglie in lei, e fuor di quella
è defettivo ciò ch'è lì perfetto.

Canto XX (Frans)
Quale allodetta che 'n aere si spazia
prima cantando, e poi tace contenta
de l'ultima dolcezza che la sazia,
tal mi sembiò l'imago de la 'mprenta
de l'etterno piacere, al cui disio
ciascuna cosa qual ell'è diventa.

Canto XVII (Mieke)
Da indi, sì come viene ad orecchia
dolce armonia da organo, mi viene
a vista il tempo, che ti s’apparecchia.

Canto IX (Malika)
Qui si rimira ne l'arte ch'addorna
cotanto affetto, e discernesi 'l bene
per che 'l mondo di sù quel di giù torna.

Canto XVII (Kees)
Ché se la voce tua sarà molesta
nel primo gusto, vital nodrimento
lascerà poi, quando sarà digesta.

Canto XIII (Gerrie)
Non sien le genti, ancor, troppo sicure
a giudicar, sì come quei che stima
le biade in campo pria che sien mature;
ch'i' ho veduto tutto 'l verno prima
lo prun mostrarsi rigido e feroce;
poscia portar la rosa in su la cima;

Canto XXXII (BonTon)
Dentro a l’ampiezza di questo reame
casual punto non puote aver sito,
se non come tristizia o sete o fame:

ché per etterna legge è stabilito
quantunque vedi, sì che giustemente
ci si risponde da l’anello al dito;
e però questa festinata gente
a vera vita non è sine causa
intra sé qui più e meno eccellente.
Lo rege per cui questo regno pausa
in tanto amore e in tanto diletto
che nulla volontà è di più ausa,
le mente tutte nel suo lieto aspetto
creando, a suo piacer di grazia dota
diversamente; e qui basti l’effetto.

Canto XXII (Margot)
Col viso ritornai per tutte quante
le sette spere, e vidi questo globo
tal, ch'io sorrisi del suo vil sembiante;
e quel consiglio per migliore approbo
che l'ha per meno; e chi ad altro pensa
chiamar si puote veramente probo.

Canto XXIII (Martin)
Qualunque melodia più dolce suona
qua giù e più a sé l’anima tira,
parrebbe nube che squarciata tona,
comparata al sonar di quella lira
onde si coronava il bel zaffiro
del quale il ciel più chiaro s’inzaffira.

Dante: Paradiso, Canto V (Sofia)
Lo maggior don che Dio per sua larghezza
fesse creando, e a la sua bontate
più conformato, e quel ch'e' più apprezza,
fu de la volontà la libertate;
di che le creature intelligenti,
e tutte e sole, fuoro e son dotate.

Canto XX (René)
Quale allodetta che 'n aere si spazia
prima cantando, e poi tace contenta
de l'ultima dolcezza che la sazia,
tal mi sembiò l'imago de la 'mprenta
de l'etterno piacere, al cui disio
ciascuna cosa qual ell'è diventa.

Canto I (Kitty)
e cominciò: «Le cose tutte quante
hanno ordine tra loro, e questo è forma
che l'universo a Dio fa simigliante.

Canto XXXIII (Els)
O luce etterna che sola in te sidi,
sola t'intendi, e da te intelletta
e intendente te ami e arridi!
A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle.
Sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole.
Luce eterna!